“The Breakup”, lo studio che indaga l’azione dei micro-organismi sui rifiuti plastici

“The Breakup”, lo studio che indaga l’azione dei micro-organismi sui rifiuti plastici

“The Breakup” è lo studio che indaga sul fine vita dei rifiuti dispersi nell’ambiente e sull’effettiva compostabilità dei materiali. Lo ha condotto Megan Valanidas, industrial designer e artista che dedica parte dei suoi studi ai biomateriali, per indagare sul fine vita dei rifiuti dispersi nell’ambiente.

Che cosa succederebbe se concepissimo il rifiuto come qualcosa che nutre l’ambiente invece che contaminarlo?

Il suolo dà origine a tutti gli organismi terrestri e ogni forma di vita, dal micro-organismo all’organismo più complesso come quello umano, necessita di terra fertile in cui crescere.

In quest’ottica, la terra è da intendersi come la vera destinataria delle “cose” che produciamo, il vero utente finale per il quale dovremmo ripensare e riprogettare i materiali.

Secondo questo studio, uno dei contaminanti principali del suolo è rappresentato per il 7% da plastica.

La designer Megan Valanidas ha indagato la relazione microbiotica dell’ambiente con i rifiuti dispersi in esso: imitando gli esperimenti che i biologi marini eseguono quando cercano organismi in grado di digerire la plastica nell’oceano, Megan ha immerso alcuni giocattoli da spiaggia e sacchetti definiti “compostabili” in un canale affluente del fiume statunitense Providence. Dopo 30 giorni, i materiali compostabili sono risultati non appetibili per i microbi che dovrebbero riuscire a degradarli e decomporli.

Photo Credits: Biodesigned

“I miei risultati sono stati abbastanza definitivi da indicare una disconnessione tra le intenzioni umane e la realtà ambientale quando si tratta di plastica” dice Megan, esortando a concepire il materiale come funzionale ai bisogni temporanei dell’uomo ma soprattutto al servizio di una vocazione molto più grande: nutrire l’ambiente di vita, circolare nell’ecosistema e sostenere la biodiversità.

Ora la designer sta riprogettando le trame superficiali e ripensando le composizioni chimiche per creare materiali che i microbi possano amare.

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